Thursday, April 19, 2007

La storia e di conseguenza l'esposizione, inizia in Gran Bretagna. Qui i giovani benestanti inglesi negli anni Settanta dell'Ottocento, senza muoversi dalle loro case cittadine londinesi o dai palazzi immersi nel verde delle campagne, viaggiavano. Questo nuovo "Grand Tour", immobile, vissuto sul tavolo di legno massiccio, lo si faceva lanciando i dadi e leggendo le descrizioni di un libretto dalla copertina verdina. Erano le avventure proposte da Alberth Smith nel suo The new Game of the Ascent of Mont Blanc. Da questo gioco da tavolo inizia il percorso della mostra attraverso il mondo (reale o immaginario). L'organizzazione di questa esposizione, che presenta le raccolte appartenenti al Museo, porta alla rivalorizzazione delle "scatole di giochi", vecchie e nuove, fino ad ora guardate con sufficienza, non apprezzate, forse perché non eravamo capaci di capire fino in fondo il loro valore. L'itinerario interminabile di caselle, pedine, dadi e traguardi raggiunti, fa scoprire anche gli angoli più inconsueti del mondo; ad esempio il Klondike, a cui il Museo ha recentemente dedicato una rassegna, percorso in modo parallelo, avanzando casella dopo casella verso l'oro. Sono anche stati trovati molti modi di scalare l'Everest senza usare la piccozza e le corde reali, in proposte del mercato britannico-americano. Molte di più sono le occasioni per scendere con gli sci i pendii innevati di molte tavole da gioco, lasciando la scia dalle Alpi alle montagne Nord-americane. Inoltre, molti avvenimenti, e questa è una delle "scoperte" della mostra, rivivono trasposti nei giochi da tavolo, dalla prima salita dell'Annapurna alle vittorie della campionessa di sci Nancy Greene, dalla processione rituale al Monte Fuji ai viaggi di Nansen in Artide, dal sorvolo dell'Antartide di Byrd a Stanley in Africa! Ma il mondo dei giochi è fatto anche di tanti altri "viaggi" più rilassanti: in carrozza, in auto, in treno. Le mete: il Tirolo e la Baviera, l'Harz, la Svizzera con gli immancabili riferimenti alle cime e ai luoghi simbolo, con una descrizione geografica tale da far rivivere le emozioni e le sensazioni della scoperta di luoghi nuovi, come avviene viaggiando. Oltre al Monte Bianco, non mancano poi le possibilità di salire con poca fatica, e nello stesso modo dell'Everest, la Jungfrau e il Cervino e tante montagne di fantasia. Agli avvenimenti si affiancano anche personaggi nati dall'immaginazione, da Topolino al Sergente Preston; ovviamnente c'è anche Heidi, la pastorella svizzera! La mostra - pur vincolata alla grande collezione del Museo Nazionale della Montagna, di cui è presentazione - costituisce il primo lavoro completo su di un settore dimenticato, un po' snobbato. Forse poco serio, ma molto educativo e, sicuramente, molto divertente. La raccolta del Museo torinese - parte dallo sterminato patrimonio conservato al Monte dei Cappuccini, un patrimonio diversificato e (spesso) anticonvenzionale - è nata per caso; si è arricchita con una prima ricerca; si è completata nella prospettiva dell'esposizione nell'ultimo decennio. Oggi si contano circa 150 pezzi, dalla fine degli anni Sessanta dell'800 alle recenti Olimpiadi Invernali di Torino 2006; una raccolta tanto ampia da rappresentare un punto di riferimento per chi volesse studiare il fenomeno. La straordinaria rassegna si avvale, in modo positivo, di due tipi di "professionalità"; quella di "conoscitori di montagne", rappresentata da Aldo Audisio, direttore del Museomontagna, con tutto lo staff del museo torinese, a cui si è affiancata quella di Ulrich Schädler, "conoscitore di giochi", direttore del Museo Svizzero del Gioco a La Tour-de-Peilz in Svizzera. Alla mostra si affianca ancora un programma didattico, curato dal Museo con la Città di Torino, pensato per aprire anche al mondo della scuola tutte queste "avventure a passo di dadi".

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